
UNIONE NEWS
28/10/2016
All’inizio dell’anno Fabrizio Artale, presidente dell’Associazione di Promozione Sociale – Movimento per la Salute dei Giovani, affermava: «Il popolo siciliano, ancora oggi, vista l’inadeguatezza organizzativa e strutturale in molte realtà sanitarie isolane, è costretto a scegliere di emigrare verso altre strutture sanitarie italiane o estere». Sembra che l’anno stia per terminare ma lo stesso non può dirsi dell’inadeguatezza e delle carenze di molte strutture sanitarie siciliane, con particolare riferimento alla Cardiochirurgia Pediatrica. Nel 2010 lo smantellamento del Reparto di Cardiochirurgia Pediatrica ubicato all’Ospedale Civico di Palermo ne impose il trasferimento, che doveva essere temporaneo, presso il Presidio ”San Vincenzo” di Taormina, con ben 10 mln di euro spesi per la costruzione e 9 mln per l’anno per la convenzione. Ma quello di Taormina era ed è ancora un ospedale territoriale privo di assistenza pediatrica specialistica, e questo non ha potuto che rappresentare un problema: quello cui si assiste tutt’oggi è un eccesivo peregrinare delle famiglie verso altri centri di cure specialistiche fuori dalla Sicilia, nei quali esistono e cooperano i necessari reparti pediatrici. «La vicinanza e i collegamenti fra il centro nascita, i reparti pediatrici ed il centro di assistenza cardiologica di 3° livello – sostiene Artale – sono degli elementi che hanno un peso significativo in un contesto di emergenza e urgenza – e continua – I decantati obiettivi previsti non sono stati raggiunti, a scapito dei tanti piccoli cardiopatici che in questa Regione continuano ad essere le vittime sacrificali dell’incompetenza decisionale che non tiene conto dei reali bisogni della gente». Una seppur riduttiva descrizione questa che comunque concorre a giustificare la richiesta di riportare la Cardiochirurgia Pediatrica a Palermo, non solo zona in cui avvengono il maggior numero di parti ma anche capoluogo di Regione più volte riconosciuto quale sede regionale dell’assistenza pediatrica di alta specializzazione. E non si deve dimenticare che a Palermo è operativo l’ISMETT (Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione). L’ISMETT potrebbe fornire nell’immediato i reparti e la tecnologia necessaria per il trattamento e l’assistenza sanitaria di 3° livello delle patologie cardiache congenite in età pediatrica, ma non si capisce il motivo per cui non sia ritenuto un centro idoneo. Così, per lasciare il Centro di Taormina, si dovrebbe aspettare la costosa rIstrutturazione del polo Marcelletti all’ARNAS Civico, l’acquisto di nuove attrezzature, i nuovi appalti e i nuovi concorsi (in un quadro finanziario e politico attuale che ha reso per lungo tempo la realizzazione di concorsi solo un miraggio per i professionisti siciliani). Tempistiche, risparmio, qualità non sembrano meritare nemmeno il beneficio del dubbio e non sembrano essere di interesse istituzionale. Difatti c’è anche da dire che in estate la giunta regionale ha già approvato sia una proroga momentanea della convenzione col Bambin Gesù a Taormina che una delibera circa il trasferimento della struttura all’Ospedale dei Bambini “Di Cristina” di Palermo che fa parte del Civico. Questa non sarebbe poi una cattiva idea, in quanto, come affermato da Gucciardi «Al “Di Cristina” oggi c’è il miglior reparto di terapia intensiva in Italia, un complesso operatorio modernissimo, all’avanguardia. È già prevista anche una specifica attività di formazione per gli infermieri che si recheranno anche al polo di Taormina in questi mesi». Ma come si possono sottovalutare le implicazioni di tale decisione? Come si può ancora chiedere a centinaia di famiglie siciliane di continuare i loro viaggi della speranza, nell’impossibilità di curare i propri figli all’interno di “casa propria” pechè le istituzioni rifiutano a priori una soluzione più semplice, nonchè meno costosa? «Attendiamo fiduciosi – ad oggi dichiara il Presidente Fabrizio Artale – affinchè si concretizzi una struttura di eccellenza sanitaria (…) non ci accontenteremo di una attività superficiale. Non permetteremo a nessuno – prosegue – di realizzare un reparto di alta specializzazione, dedicato ai piccoli ed agli adulti affetti da cardiopatie congenite, che non abbia i necessari requisiti per svolgere un’attività delicata e vitale in ambienti specifici ed all’avanguardia. Da troppo tempo tante famiglie siciliane sono costrette a viaggiare per l’Italia per avere le migliori cure, divenendo vittime innocenti dell’inerzia di amministratori disattenti ed indifferenti». Leggi dalla fonte